Questa ricerca intende sfatare due radicati luoghi comuni della storia dell’architettura veneziana. Secondo il primo, diffuso per motivi ideologici da Giorgio Vasari e accolto dai rappresentanti di una storia dell’architettura basata su principi teleologico-estetici, Venezia sarebbe stata in ritardo rispetto allo sviluppo artistico internazionale e solo con la renovatio urbis promossa dal doge Andrea Gritti (1523-1538) si sarebbe aperta alla vittoriosa avanzata dell’architettura ‘alla romana’. Ma la decisione a favore o contro il costruire ‘alla veneziana’ non era forse una questione fondamentalmente politica? Che ruolo ebbe il doge nella costruzione della ‘Libreria’ di Jacopo Sansovino? E quest’ultima era veramente solo una biblioteca? Il secondo luogo comune, strettamente connesso al primo, riguarda gli architetti veneziani, i cosiddetti ‘proti’. Per la maggioranza degli studiosi essi erano solo strumenti nelle mani degli architetti ‘veri e propri’. Ma non erano invece proprio i proti gli architetti ideali della Repubblica in quanto, lavorando nel rispetto delle istituzioni, garantivano edifici conformi ai bisogni e ai mitici principi dello Stato?
In coedizione con Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.
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- Collana: Fuori collana
- Argomenti: Arte - Architettura
- Anno: 2019
- Formato: 16 x 24 cm
- Pagine: 384
- Illustrazioni: in bianco e nero
- Rilegatura: brossura
- ISBN: 9788883149962
- Prezzo: 26,00 €