Dal buio alla luce

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Lia Finzi, nata a Venezia nel 1928, a dieci anni vive le drammatiche conseguenze delle Leggi razziali del 1938: cacciata dalla scuola pubblica diventa per le sue compagne una “sporca ebrea”. Frequenta la Scuola ebraica, dove incontra nuovi amici e scopre una nuova appartenenza. Fino all’ottobre 1943, quando un nuovo e più tragico evento si abbatte sulle loro esistenze. Il 14 novembre il Partito fascista repubblicano dichiara che «gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri e… di nazionalità nemica». Il primo dicembre giunge alle Prefetture l’ordine del Ministro dell’Interno di arrestare e rinchiudere tutti gli ebrei in campi di concentramento. Lia e la sorella Alba partono con il padre per raggiungere il confine svizzero. La madre, non ebrea e malata, rimasta a Venezia, morirà dopo poche settimane. Proprio mentre a Venezia avviene il primo rastrellamento degli ebrei (notte tra il 5 e il 6 dicembre) raggiungono la Svizzera e Lia diventa una minore rifugiata. Tornata a Venezia dopo la guerra, deve ricostruire la vita rielaborando rotture, privazioni e spaesamenti e progettando un futuro possibile. Diplomatasi maestra, insegna due anni nella Scuola ebraica, riaperta in Ghetto nel ’45, poi nella Scuola pubblica, dedicandosi contemporaneamente agli orfani di partigiani del Convitto Biancotto. Negli anni in cui si costruisce l’Italia repubblicana nata dalla Costituzione, Lia fa delle scelte chiare e nette: si iscrive al Pci, il partito che più di ogni altro offre garanzia di antifascismo e giustizia sociale. Qui incontra Girolamo Federici, che diventa il compagno di vita e di politica. Nel 1954 si sposano e hanno due figli. Nel 1960, unica donna, è eletta nel Consiglio provinciale. Nel 1975 entra nella Giunta “rossa” a Venezia come assessora alla Sicurezza sociale, fino al 1985.

  • Anno: 2018
  • Formato: 12 x 20 cm
  • Pagine: 92
  • Illustrazioni: in bianco e nero
  • Rilegatura: brossura
  • ISBN: 9788883149610
  • Prezzo: 12,50 €
  • Esaurito