Il frate, il conte e l’antropologo

Tre personaggi in cerca di Francesco Petrarca in Arquà

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Le spoglie di Francesco Petrarca in Arquà attirarono ripetutamente l’attenzione di uomini di lettere e di scienziati, soprattutto in seguito alle celebrazioni che negli ultimi due secoli riguardarono la figura del grande poeta. Nel maggio del 1843 il conte padovano Carlo Leoni finanziò il restauro dell’arca. Come si affrettò a sostenere una pubblicistica colta che registrò positivamente l’avvenimento, in tale occasione l’urna sepolcrale venne aperta per porre rimedio all’incuria del tempo e ai danni causati dalla temeraria effrazione compiuta nel 1630 dal frate domenicano Tommaso Martinelli. Le successive ispezioni si svolsero all’insegna di motivazioni scientifiche e culturali che condussero a esiti sorprendenti. Quella compiuta nel 1873 dall’antropologo Giovanni Canestrini dovette raffrontarsi con l’improvviso sgretolamento del teschio conservato nell’arca. E agli inizi di questo secolo un’équipe dell’Università di Padova constatò che in realtà quella reliquia apparteneva a una donna vissuta un centinaio d’anni prima del poeta. Queste pagine affrontano quello che, a tutti gli effetti, può considerarsi un sorprendente mistero, ma si soffermano soprattutto sul legame che per secoli unì l’immagine di Francesco Petrarca al piccolo centro dei Colli Euganei, attirando l’attenzione di viaggiatori e poeti che, come George Byron, nel corso del loro tour seppero cogliere il sostrato culturale in cui da secoli era silenziosamente avvolto l’imponente monumento sepolcrale.

Recensione di Alberto Espen su «Padova e il suo territorio», dicembre 2021

Recensione di Brigitte Mazohl su «Geschichte und Region/Storia e regione», 2022, n. 2

  • Anno: 2020
  • Formato: 15 x 21 cm
  • Pagine: 144
  • Illustrazioni: a colori e in B/N
  • Rilegatura: brossura
  • ISBN: 9788855200721
  • Prezzo: 12,50 €
  • In ristampa