Il Veneto di ghiaccio

La produzione del freddo dalle ghiacciaie ai frigoriferi

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Il freddo rimane tuttora il mezzo più efficace e più utilizzato di conservazione delle derrate alimentari. In passato si ricorreva alla raccolta di ghiaccio e neve in speciali costruzioni, chiamate ghiacciaie o conserve, sovente seminterrate e protette da una montagnola di terra. Nel primo Novecento, grazie all’avvento dell’elettricità, il freddo naturale, accumulato in queste labili scorte, venne sostituito da quello artificiale prodotto nelle fabbriche del ghiaccio. Di conseguenza le case del ghiaccio naturale furono abbandonate e nelle abitazioni delle famiglie più abbienti comparvero dei mobili attrezzati a contenere piccole quantità di derrate e di ghiaccio proveniente da apposite fabbriche del freddo. Nell’ultimo dopoguerra, in pochi anni i frigoriferi presero posto in ogni casa. Così, sia le ghiacciaie mobili che quelle erette nei parchi e nei giardini di ville e palazzi divennero obsolete e caddero nel più assoluto oblio.
I manufatti in muratura che si sono salvati e quelli di cui si è trovata solo traccia negli archivi, a seguito di una ricerca compiuta in Veneto, oggi rappresentano una preziosa testimonianza dell’evoluzione tecnologica e possono offrire utili spunti, al fine di ridurre l’abnorme consumo di energia causa dell’angosciante inquinamento atmosferico.

Recensione di Alberto Espen su «Padova e il suo territorio», dicembre 2020

  • Anno: 2020
  • Formato: 22 x 23 cm
  • Pagine: 276
  • Illustrazioni: a colori e in B/N
  • Rilegatura: brossura
  • ISBN: 9788855200165
  • Prezzo: 18,00 €