Il prete nero

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Il 25 aprile 1945 si istaura a Lapio, nel cuore dello sperduto continente berico, la sedicesima Repubblica Socialista Sovietica. Dura da mezzogiorno a sera, il tempo di arrestare e convincere il vecchio parroco, perché a tutti sia chiaro che qui non si scherza. Dopo qualche anno arriva il nuovo parroco, bella presenza, aitante, forte, con un debole però: molesta le bambine, galleggia con le pollastre e corre dietro alle còtole delle spose. Dopo pubbliche proteste, denunce e scioperi della messa, si decide di tirarlo giù dalle spese, ne va dell’onore del paese, dei maschi bichi e bastonà. Buon per lui che il sicario designato, Toni Mato, declina sentenziando: «Mi son mato, no mona». E va bene anche a Toni, perché il prete viaggia armato di pistola, trofeo della sua militanza nell’esercito repubblichino, e voglio vedere chi avrebbe sparato per primo. Il tutto sotto gli occhi vigili di carabinieri e prelati attenti che nulla trapeli. Sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire.
Dal sopore del tempo le dolorose vicende vengono ora tirate fuori dalla memoria dei pochi, e delle poche, che le raccontano con tragica, scanzonata ironia, increduli che possano essere accadute.

Recensione di Antonio Trentin su «Il Giornale di Vicenza», 26 maggio 2020

  • Anno: 2020
  • Formato: 12 x 20 cm
  • Pagine: 168
  • Rilegatura: brossura
  • ISBN: 9788855200431
  • Prezzo: 12,00 €