«Eravamo squasi dietro a morire da fame»

L’alimentazione nella Grande Guerra

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Lamentarsi del cibo e della fame è tema ricorrente nelle testimonianze della Grande Guerra. Secondo i Comandi dell’Esercito, quello distribuito alle truppe era un rancio più che congruo e per molti soldati rappresentava un’alimentazione più ricca di quella che avevano nella vita civile, in un’Italia povera e malnutrita. Dovendo bilanciare le esigenze del fronte e sopperire alle crescenti difficoltà del paese, dopo la disfatta di Caporetto e lo scarso raccolto del 1917 il governo decise di introdurre il razionamento e la tessera annonaria. Venne inoltre promossa dalle autorità una capillare campagna di propaganda per la limitazione dei consumi, per convincere la popolazione che dalla più rigorosa economia sarebbe dipeso l’esito della guerra. Trattenute fuori casa dal lavoro cui erano chiamate per sostituire gli uomini al fronte, le donne hanno imparato in quegli anni a usare alimenti preconfezionati come i dadi, il concentrato di pomodoro, il latte in polvere, le scatolette di carne o di pesce. La Grande Guerra, infine, ha inciso sulle abitudini alimentari degli italiani, avviando un processo di contaminazione del gusto tra Nord e Sud: un modo altro, doloroso ma efficace, di fare l’Italia.

Recensione di Marina Scopel su «Padova e il suo territorio», dicembre 2023

  • Anno: 2023
  • Formato: 13 x 20 cm
  • Pagine: 132
  • Illustrazioni: in bianco e nero
  • Rilegatura: brossura
  • ISBN: 9788855202138
  • Prezzo: 14,00 €